Al centro dell’impegno del dott. Mele il sostegno ai giovani professionisti e alle donne, anche attraverso la Fondazione Enpam, nell’ottica di una presenza femminile nella professione in forte crescita e di favorire il ricambio generazionale.
Secondo un antico proverbio cinese “le donne portano sulle loro spalle la metà del cielo”. Nel 1968 Mao Tse Tung lo citò pubblicamente e vi aggiunse “… e devono conquistarsela”, elogiando il
ruolo svolto dalle donne nella Rivoluzione Cinese e dichiarando che da allora in poi nulla avrebbe loro impedito di raggiungere la perfetta parità con il sesso maschile, se solo lo avessero voluto.
Attraverso un percorso lungo, tortuoso e non privo di ostacoli e ritardi, nella Cina attuale le donne hanno ottenuto ruoli e dignità un tempo impensabili. Seppure con enormi differenze storiche e sociali, anche in Italia il percorso delle donne verso la parità nella vita sociale e professionale è stato lungo e laborioso ed è ancora incompleto, tanto da indurre il legislatore ad inserire norme “facilitatorie”, talvolta trasformatesi in forzature (vedi le c.d. quote rosa), per molti ruoli di rappresentatività politica ed amministrativa.
Eppure, se c’è un ambito lavorativo in cui le donne italiane non hanno avuto bisogno di alcun aiuto, meno che mai da parte del Grande Timoniere cinese, ed hanno fatto tutto orgogliosamente da sole, è proprio quello medico ed odontoiatrico. In un recente numero del Giornale della Previdenza (2024, n°5) viene certificato il sorpasso del sesso femminile su quello maschile tra gli iscritti alla Quota a, quella in cui compaiono tutti gli iscritti all’Ordine: donne 50,1% – uomini 49,9%.
Sono passati circa 150 anni da quando Ernestina Paper si laureò in Medicina a Firenze, prima donna dopo la nascita dello Stato italiano unitario. Per le prime donne medico non era facile farsi accettare all’interno degli ospedali pubblici e per questo motivo esercitavano quasi sempre privatamente e perlopiù in ginecologia e pediatria. Se, quindi, inizialmente l’esercizio libero professionale risultava una necessità legata ad alcuni pregiudizi, oggi non è più così perchè le donne praticano ormai tutte le discipline.
Ecco allora che risulta interessante notare che molte donne hanno scelto di esercitare in regime libero professionale, non solo a latere di attività dipendenti o convenzionate, ma in molti casi come attività primaria. Questo è ancora più vero per l’Odontoiatria, essendovi possibilità solo marginali di lavoro dipendente con il SSN, e sappiamo che nelle Strutture private si preferiscono di gran lunga le collaborazioni libero professionali. Ebbene, le nuove generazioni di Odontoiatri sono sempre più al femminile.
Eppure le colleghe odontoiatre ben sanno quanto la libera professione richieda oggi un enorme impegno professionale, amministrativo e imprenditoriale, e sanno anche di dover conciliare tutto questo con la non semplice gestione della loro vita familiare. Una Odontoiatria sempre più ‘’rosa’’ ci deve fare riflettere su cosa è possibile fare per rispondere a questa nuova realtà e rendere
il percorso professionale femminile il meno complicato e il meno incerto possibile. Anche perché gli impegni extra professionali possono incidere, e lo fanno, sul reddito, molto di più che per la componente maschile. E sappiamo anche che il fenomeno delle ‘’collaborazioni in studi altrui’’, di cui godono anche le colleghe odontoiatre, rischia di esaurirsi nei prossimi anni per la chiusura degli studi dei molti colleghi anziani.
Io credo che, in questo senso, qualcosa possa essere fatto non solo direttamente con la nostra ANDI, ma anche indirettamente attraverso la nostra presenza in ENPAM, il nostro Ente previdenziale, che già da tempo si sta impegnando ad accompagnare l’iscritto libero professionista non soltanto nel suo percorso post lavorativo, attraverso la pensione, ma anche negli anni della sua attività, attraverso forme di sostegno in momenti particolari o di difficoltà, ovviamente nei limiti delle sue prerogative di legge e delle sue disponibilità economiche.
A questo proposito, nei Regolamenti dell’ENPAM c’è già molta attenzione alla tutela di gravidanza e maternità, ma questo non esclude che possano essere trovate altre e migliori formule, provando così a mitigare le particolari caratteristiche della libera professione, che oggi, a fronte della netta diminuzione dei vantaggi, ha visto pericolosamente aumentare gli svantaggi e le difficoltà.
In attesa di studiare nuove opportunità, invito le colleghe a documentarsi sulle attuali formule previste dall’ENPAM. Una guida completa ed agile su questo importante argomento, e che consiglio di consultare, è stata pubblicata come Supplemento al n°3 del 16/05/2024 del Giornale della Previdenza.
Nell’esaminare questi grafici (Bilancio Consuntivo ENPAM 2023) è necessario tenere conto che il contributo previdenziale per la libera professione inizia dopo che una prima parte della contribuzione è servita per la Quota a (4.814,10 euro di reddito libero professionale per i liberi professionisti sotto i 40 anni e 8.890,87 euro per gli over 40). Questo significa che si risulta iscritti alla gestione libero professionale solo quando si superano questi livelli di reddito. In caso contrario siamo iscritti solo alla Quota a del Fondo Generale.